ONLINE / ARRIVA L'ONDA ROSA
L'altra metà di Internet
Della Rete conoscono ogni anfratto. E la usano a regola
d'arte. Per tessere rapporti. Creare siti. Confrontare idee. Trovare un
lavoro. O magari soltanto per fare shopping. Ecco chi sono, cosa fanno e
dove si possono contattare le nuove protagoniste del Web di Elisa
Manacorda
«Cinque anni fa, quando ho fondato la mia società, le donne su Internet
erano solo il 10 per cento. E il motivo È presto detto. Non c'era niente,
nella Rete, che potesse interessarle. Perché Internet È stata creata dagli
uo-
mini, per gli uomini». A raccontare la sua storia è Susan
Williams, fondatrice e presidente di Women Connect (www.womenconnect.com),
il sito dedicato alle donne manager americane: ricco di informazioni su
affari, finanza, imprenditoria, consigli legali e imprenditoriali, offerte
di lavoro, scambi di opinioni, semplici chiacchiere su come conciliare
famiglia e carriera, è un inno alla nuova presenza femminile in
Rete.
Ma l'epoca di cui parla Williams sembra lontana anni luce. E
il Web si tinge di rosa. Nel 1999, il numero di donne americane che
navigano in rete ha per la prima volta raggiunto quello degli uomini. «Nel
1996, l'82 per cento dei navigatori era maschio, e di età compresa tra i
18 e i 36 anni. Oggi questo gap di genere si è annullato», assicurano i
ricercatori di Media Matrix (www.mediamatrix.com), una società americana
specializzata nella demografia del Web. E il rapporto tra donne e uomini
in rete è 50 a 50.
Ad animare l'altra metà di Internet sono donne
di ogni età, livello di istruzione, professione. Conoscono alla perfezione
i linguaggi di programmazione, sanno smontare un computer pezzo a pezzo,
hanno il gusto estetico per la buona grafica, sanno gestire liste di
discussione. Usano la Rete per informarsi, per scambiarsi opinioni e
tenersi in contatto con donne dall'altra parte del pianeta. E per fare
shopping. «Il futuro di Internet è delle donne», conferma Aliza Sherman,
decana della Rete e fondatrice delle Webgrrls (www.webgrrls.com), le prime
vere ragazze online, il cui sito vanta oltre 4 mila visitatori al giorno.
«Se pensiamo al fatto che il 70 per cento delle decisioni di acquisto è
presa dalle donne, e che Internet si sta sviluppando proprio in questo
senso - un enorme supermercato mondiale - la nostra opinione sui servizi
offerti da Internet avrà sempre più valore. E bisognerà tenerne conto»,
sottolinea Sherman. Qualcuno le ha già dato ragione: America On Line, il
server più potente del mondo con 13 milioni di abbonati, il 51 per cento
dei quali è donna, ha appena unito le forze con Oxygen Media per aprire il
Women's Channel: interviste e oroscopi, consigli sulla vita di coppia,
bellezza, carriera.
Dall'altra parte dell'oceano, le signore della
rete sono agguerrite e organizzate. Come Meg Whitman, amministratore
delegato di eBay (www.ebay.com), una delle più grandi case d'aste virtuali
al mondo. Laureata a Princeton e con un master in economia a Harvard,
Whitman è una delle più avventurose e preparate donne online. Poco dietro
di lei ecco Carol Moore, vice presidente della Ibm Corporate Internet
Program e responsabile della presenza di Big Blue in Rete. È stata lei a
organizzare i due famosi incontri tra il campione di scacchi Kasparov e il
computer Ibm Deep Blue. Poi c'è Karen Wilson, fondatrice di A Girl's
World, (www.agirlsworld.com), un sito tutto margherite e nuvolette bianche
destinato alle giovanissime (tra i sette e i 17 anni), pieno di buoni
sentimenti ma anche di consigli pratici che non si possono chiedere alla
mamma.
Anche le donne in politica non si sono lasciate scoraggiare
dalle difficoltà della telematica. La senatrice Barbara Boxer
(www.boxer98.com), per esempio, organizza concerti online per la raccolta
di fondi per la sua campagna elettorale. E nel suo sito c'è pure un
glossario a prova di stupido per i più imbranati.
Bianco, verde e
rosa
In Italia, invece, la situazione È diversa. L'ultima indagine
Censis del marzo 1999 dice che a conoscere l'uso del computer e di
Internet è il 57,8 per cento degli uomini, contro il 39,6 delle donne. «Ma
anche da noi la situazione è in rapido sviluppo e le cose si stanno
muovendo rapidamente», conferma Monica Lanfranco, cybergiornalista
femminista, direttrice della rivista online "Marea" (www.marea.it) e
fresca autrice, per conto dell'assessorato alle Politiche giovanili del
Comune di Genova, di "Donne in rete. Guida ai siti femminili in Internet".
Un manuale che fornisce gli indirizzi dei principali siti organizzati da
gruppi, associazioni, giornali e sodalizi femminili, e ne descrive il
contenuto, dividendoli per aree tematiche, dalla politica alla scuola fino
al lavoro, passando attraverso le centinaia di curiose passioni in rosa
che hanno trovato spazio online.
Già, perché a fiorire nella rete
italiana sono davvero centinaia di nuove realtà telematiche: siti Web,
chat line, persino sale da tè - come quella del Serverdonne di Bologna
(www.women.it/apsala2.htm) - luoghi di incontro virtuali per un pubblico
tutto femminile. Alcuni di questi sono esclusivi, e gli uomini sono mal
tollerati, quando proprio non ammessi. «Soprattutto se il linguaggio dei
loro interventi è violento o provocatorio», continua Lanfranco, come più
volte è accaduto nella lista di discussione Femminismi del sito di
"Marea". E allora, facendo affidamento sulla netiquette, la buona
educazione della rete, si chiede ai signori uomini di tenersi alla larga;
o quanto meno di bussare prima di entrare. Altri luoghi sono
esplicitamente dedicati alle questioni di genere: come quello
dell'Associazione Orlando (www.women.it/orlando/o_docs/indice.htm),
attento anche ai temi dell'omosessualità.
Che le donne stiano
sbarcando in massa sulla Rete lo dimostrano anche i tanti sondaggi che gli
stessi siti femminili propongono alle loro visitatrici. Come quello appena
completato da Costanza Cristianini, fondatrice e animatrice di
Margherita.net, il primo sito italiano interamente rivolto alle donne, che
racconta: «Dalla nostra ricerca, condotta su un campione di 750 lettrici,
emerge che l'età media si concentra tra i 22 e i 35 anni (55 per cento) e
il titolo di studio più comune è la licenza media superiore (62 per
cento)». La maggior parte di queste navigatrici lavora (65 per cento), ma
accede alla Rete da casa (56 per cento). E si tratta di un pubblico
concentrato soprattutto nel nord Italia (57 per cento), visto che il
maggior numero di lettrici si collega dalla Lombardia (22 per
cento).
Voglia di sapere
A spingere le donne verso
Internet È soprattutto il desiderio di informarsi, come rivela il primo
rapporto di ricerca "Donne e nuove tecnologie informatiche", un progetto
pilota nell'ambito del programma Leonardo dell'Unione europea, proposto da
TiConUno, sviluppato in collaborazione con la Doxa e appena terminato. E
dal quale è facile constatare che, almeno in Italia, il gap tecnologico
tra donne e uomini è ancora in parte da superare. «Tra gli adulti, il 74
per cento degli utenti maschi usa il computer regolarmente. Al contrario,
tra le utenti femmine, la maggioranza si dichiara utente occasionale (54
per cento circa)», spiegano le autrici della ricerca. Anche perché appena
il 24 per cento delle donne ha un computer personale a casa, mentre questo
è vero per il 42 per cento degli uomini.
Non solo. Le donne
cominciano a usare il computer un anno dopo degli uomini: i ragazzi si
avvicinano verso i 10 anni, le ragazze hanno il primo timido approccio
verso i 12. «Tuttavia, anche per le donne il computer non rappresenta più
una perdita di tempo: è uno strumento difficile da usare, ma è ritenuto
indispensabile. E soprattutto, non è più roba da maschi», continuano a
TiConUno. Donne senza paura di Internet, come conferma anche Macri
Puricelli, giornalista della "Nuova Venezia", e tra le fondatrici di MeDea
(www.provincia.venezia.it/medea/index.shtml). Dice: «Dal 1996, anno in cui
ho cominciato a navigare, a oggi è completamente cambiato il panorama
delle donne in Rete. Prima si trattava soltanto di bibliotecarie,
universitarie o giornaliste, che usavano Internet per lavoro. Oggi c'è di
tutto. La nostra inchiesta "WWWItalia, una mappa di genere" mostra che sul
Web le donne non soltanto lavorano, ma giocano e si divertono. Specie le
più giovani, quelle che il computer cominciano a usarlo a
scuola».
Qualcuna decide anche di costruire il proprio futuro
professionale a partire dalla Rete. È il caso, per esempio, delle Webgrrls
italiane (www.italynet.com/webgrrls/), guidate da Daniela Cerrato,
Valentina Secchi e Cristina Paroli. Tre ragazze milanesi che nel 1996,
dopo una cena tra amiche, decidono di dare inizio all'avventura
telematica. Con tanto di manifesto programmatico: «Lo scopo del gruppo è
quello di fornire un'utile rete di contatti tra donne che sono coinvolte
nel mondo Internet o multimediale in qualsiasi maniera o che per qualsiasi
ragione ne siano attratte», scrivono nella homepage.
Dal virtuale
al reale
E la loro vita non si ferma in Rete. PER- ché le Webgrrls,
che hanno aperto sezioni anche a Firenze e a Roma, si incontrano nella
vita reale per trovare opportunità di lavoro, per confrontare le proprie
esperienze nel settore e per imparare le une dalle altre. In uno spirito
di totale collaborazione e non-competizione. Sono designer, architette,
impiegate, giornaliste, cantanti e musiciste, fotografe, insegnanti, tutte
con il pallino del Web. E con la voglia di trasformare la passione per la
Rete in un vera e propria professione. Ecco allora le Webmistress (il
femminile del Webmaster), cioè le curatrici dei siti Internet, come la
ventiduenne Silvia Agatello, che oltre a curare il sito italiano delle
Webgrrls e il "Rione donna" di PegaCity (www.pegacity.it/donna/), la città
virtuale online, ha anche un sito personale (www.agatello.com). O come
Cristina Papa, che cura la grafica e la videoimpaginazione del sito di
"Marea". O come Claudia Caloi, sviluppatrice di software e Webmistress del
sito della sua società.
Certo, quella che negli Stati Uniti è una
realtà consolidata, in Italia è appena agli albori. «Io lavoro in Rete per
passione, la mia vera professione, quella che mi dà da vivere, è
un'altra», conferma Costanza Cristianini di Margherita.net. Anche quella
delle donne di "Marea" non è ancora un'attività redditizia, così come gran
parte del lavoro svolto in generale dalle donne su Internet. «Questo ha
tutta l'aria di essere un problema di genere. Perché le donne devono
imparare a dare un valore economico a quello che fanno», ammette Monica
Lanfranco. Anche su Internet.
(27.05.1999) |
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